Paolo Scirpa spiega così da dove parte la sua personale ricerca artistica. L’arte può essere l’inizio di un viaggio per elevarsi, un percorso di libertà mentale e fisica grazie al quale “sconfinare” oltre i propri stessi limiti e paradigmi. Ma questa sensazione di estraniamento positivo non può che essere momentanea. “Quanto tempo è per sempre?” chiedeva Alice al Bianconiglio. Guidandoci nel suo Mondo anche Paolo Scirpa sembra risponderci: “A volte, solo un istante”. Un istante però magico e irripetibile.
Le opere più note di Paolo Scirpa sono i Ludoscopi, opere tridimensionali che propongono la percezione di profondità fittizie, veri iperspazi-luce in cui è abolito il limite tra il reale e l’illusorio, che mirano a liberare ed elevare l’essere umano, ad approcciare e percepire l’infinito anche solo per un secondo. Così come evidenziato anche da Bruno Munari, innegabile è l’importanza della componente ludica, intesa nell’accezione etimologica di esultanza e manifestazione libera e piena dell’immaginazione e della fantasia.
All’interno di Gaggenau DesignElementi Hub, la mostra “Sconfinamento” è stata in grado di far provare un forte senso di estraniamento positivo allo spettatore. A ogni angolo, i ludoscopi hanno incantato e ipnotizzato lo spettatore, che, giunto al centro della sala centrale, alzando gli occhi, si ritrovava inghiottito da uno stargate di luce: un ludoscopio bifacciale a soffitto realizzato appositamente per lo spazio. Mentre, i Progetti Urbanistici ingannano l’occhio mostrando una Milano come se fosse stata sviluppata da architetti futuristi. Quella che si sprigiona è una vertigine di gioia, una possibilità di riassaporare lo stupore e la meraviglia propria dei bambini, ancora incoscienti e non pienamente consapevoli di sé e dei propri limiti. Terminata questa esperienza immersiva, ognuno di noi penserà che nulla è impossibile e che basta un secondo per capire che l’infinito è solo l’inizio.
Paolo Scirpa è nato a Siracusa nel 1934. Vive e lavora dal 1968 Milano. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Brera fino al 2001. L’artista diventa noto al grande pubblico per i Ludoscopi, opere tridimensionali che propongono la percezione di profondità fittizie, veri iperspazi-luce in cui è abolito il limite tra il reale e l’illusorio. Nel corso degli anni realizza anche grandi opere di denuncia consumistica - tra le quali Megalopoli consumistica del 1972 - oltre a installazioni e pitture che sono quasi una rappresentazione bidimensionale dei Ludoscopi. Negli anni ‘80 sviluppa i primi interventi progettuali inserendo le sue voragini luminose in architetture e ambienti di grande prestigio. Partecipa alla IX e alla XIII Quadriennale di Roma. Espone in numerose gallerie e spazi pubblici, tre cui a Palazzo dei Diamanti (Ferrara), allo ZKM (Karlsruhe), alla Neue Galerie (Graz), al MART di Rovereto, a La Galleria Nazionale e al MACRO (Roma), al Museum Ritter (Waldenbuch), al MACBA (Buenos Aires), al MACLA (La Plata), alla GR Gallery (New York). Sue opere sono in importanti collezioni e musei tra i quali, il Museo del Novecento, le Gallerie d’Italia, le Civiche Raccolte delle Stampe Achille Bertarelli al Castello Sforzesco, la Biblioteca dell’Accademia di Belle Arti di Brera, il MAPP (Milano); il MAGA (Gallarate); la VAF-Stiftung del MART di Trento e Rovereto; La Galleria Nazionale e La Collezione Farnesina, raccolta d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri (Roma); il Museum Ritter (Waldenbuch) e il Musée des Beaux Arts (Caen).